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Il cinema è il modo più diretto per entrare in competizione con Dio. Federico Fellini

Into The Wild



Il film racconta la storia vera di Christopher McCandless, un giovane benestante che, subito dopo la laurea in scienze sociali all'Università di Emory nel 1990, dona i suoi risparmi all'Oxfam e abbandona amici e famiglia per sfuggire ad una società consumista e capitalista in cui non riesce più a vivere. La sua inquietudine, in parte dovuta al pessimo rapporto con la famiglia e in parte alle letture di autori anticonformisti come Thoreau e Jack London, lo porta a viaggiare per due anni negli Stati Uniti e nel Messico del nord, con lo pseudonimo Alexander Supertramp.
Durante il suo lungo viaggio verso l'Alaska incontrerà sulla sua strada diversi personaggi: una coppia hippie, un giovane trebbiatore del South Dakota, una giovane cantautrice hippie ed un anziano veterano chiuso nei suoi ricordi, a cui cambierà la vita con il suo messaggio di libertà e amore fraterno e dai quali riceverà la formazione necessaria per affrontare le immense terre dell'Alaska. Qui trova la natura selvaggia ed incontaminata che, con il passare del tempo, gli fa comprendere che la felicità non è nelle cose materiali che circondano l'uomo o nelle esperienze intese come eventi indipendenti e fini a sé stessi, ma nella piena condivisione e nell'incontro incondizionato con l'altro.
A conferma di questo Christopher, poco tempo prima di morire, scriverà su uno dei libri che era solito leggere "Happiness is real only when shared": la felicità è autentica solo se condivisa. Morirà, infine, nel 1992 di stenti o di freddo proprio in Alaska: le cause della morte sono tutt'ora incerte, ma è probabile che essa sia dovuta ad un'intossicazione alimentare, come mostrato nel film. Prima di morire troverà nel suo cuore il perdono per i suoi genitori e riconoscerà la sua vera identità, dopo aver toccato con mano la libertà più estrema.
Pensavo che mai un film sarebbe riuscito a darmi quell' incredibile emozione, quell'intenso e fantastico brivido che cercavo, o meglio, aspettavo, da quando ho cominciato ad appassionarmi all'arte del cinema. Chi se ne intende può facilmente capire cosa voglio dire. Eppure dopo aver visto "Into the Wild", posso finalmente dire di aver provato questa sensazione.
Già.. e a chi non verrebbe voglia di lasciare tutto come Chris e incamminarsi girando il mondo senza meta, solo per il puro piacere di sentirsi libero, libero (dice Chris) da una società sempre più avvelenata, volta solo verso il cosumismo sfrenato. Libertà estrema.
Chris va alla ricerca di un'utopica felicità attraverso il contatto con la natura estrema, la natura selvaggia, e 'Alaska, Alaska, Alaska” è una sorta di formula magica ripetuta incessantemente lungo tutto il corso del film.
Eppure qualcosa manca, c'è la consapevolezza di una propria finitezza rispetto alla grandiosità mistica di una natura che, ultimamente, non è compagna. Nonostante il piacere iniziale e la gioia di una libertà senza limiti, una nota stonata, non bene definita, compare a ogni passo durante i quattro lunghi mesi di Chris in mezzo alle nevi dell'Alaska; nota che si delinea via via nei flashback, con una leggerezza di tocco davvero sorprendente. E' il lento riconoscimento di Chris dell'impossibilità di darsi la felicità da solo, la tremenda consapevolezza che tutta la libertà di cui può godere nell'immensa solitudine dell'incontaminato non regge il confronto con la concreta verità di un rapporto umano. Sia esso il rapporto con la sorella, con un improvvisato datore di lavoro, con una coppia di antesignani hippy, o con un padre che ha sempre desiderato ma che non ha mai veramente avuto: "Happiness only real when shared"(La felicità è reale solo quando condivisa) arriverà a scrivere, quasi come un epitaffio, sul suo sgangherato furgone.
Il tema della fuga, centrale nella pellicola di Penn, si fonde e si completa con quello della ricerca, che si risolve in un finale duro e per nulla banale. Il regista costruisce due ore e mezzo di storia appassionante, con uno stile davvero molto originale e attraverso una sceneggiatura che procede lenta ma potente, riuscendo ad affascinare e coinvolgere nonostante l'assenza un particolare dinamismo sulla scena.
Into the Wild è un film solido e maestoso, le cui piccole ma trascurabili pecche risultano soverchiate da un'altissima qualità tecnica e artistica. Sfido chiunque a non sorridere dopo aver visto la fine.
Un film che rimarrà per sempre nel cuore. Fantastico.

Consigliato: da non perdere assolutametne
Voto: 9

4 commenti:

Amico mio buon Natale e felice 2009.

 

Con un voto del genere non posso fare altro che vederlo. Poi ti dico. Buone feste.

 

Non te ne pentirai fidati! Fammi sapere se ti è piaciuto.
Buone feste anche a te!

 

Ciao William.
Grazie di avermi inserito tra i tuoi blog preferiti.
Ho ricambiato con piacere, anche perchè anche tu recensisci film. :)
Anzi, sei il benvenuto quando vuoi per leggere e commentare i film... ormai ne ho già parecchi... ;)
Ok, per ora ti saluto, e auguri per le feste!

Fosco Del Nero

 

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