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Il cinema è il modo più diretto per entrare in competizione con Dio. Federico Fellini

Jumper

Ciò che mi chiedo spesso guardando film sui supereroi è perché essi non decidono mai di usare i loro poteri come comfort piuttosto che per salvare il mondo. Ed è proprio da un presupposto simile che sembra partire Doug Liman per il suo nuovo film, che cerca di raccontare la vita e le opere di un ragazzo con dei superpoteri e i pro e i contro della situazione, mischiando il tutto con l'avventura adolescenziale che tanto attira il pubblico. Ma vanifica gran parte degli spunti e delle occasioni presenti.
Scritto da David S. Goyer, Jim Uhls e Simon Kinberg, da una serie di romanzi di Steven Gould, "Jumper" è un thriller fantascientifico con molta azione che potrebbe diventare anche una saga sul Bene e il Male dopo l'11 settembre ma che si ferma alla tipica serie B per "ragazzini ormonali". Ambientato in mille parti del mondo (con lunga sequenza al Colosseo), ma senza che si capisca mai fino in fondo dove siamo, il film sembra un po' un epigolo di "Heroes" che parte come una commedia giovanile dai tocchi fantastici, in cui si poteva descrivere bene le gioie e i pregi della diversità, per diventare un racconto d'avventure sci-fi che virano verso il fantasy proprio nel momento in cui entrano i Paladini (coloro che cacciano i 'Jumper'), branca deviata e religiosamente fanatica, che auspica l'oppressione al libero pensiero, visto come un'offesa a Dio (così come l'onnipresenza).
E' soprattutto per la quantità e qualità di spunti e materiale che non si capisce la scadente riuscita del film (dopo il discreto prologo), semplicistico e manicheo, lento nella sua confusione narrativa e che ha il difetto principale di non creare un mondo, di non costruire una mitologia degna del nome, di non sviluppare i mille risvolti della storia di Steven Gould, dalla lotta millenaria tra dio e ragione, libertà e oppressione, fino alla saga familiare, tralasciando persino le elementari regole della serialità anche cinematografica.
In un parola: CONFUSO, nella costruzione, negli sviluppi narrativi, nelle semplici strategie di racconto, per non parlare dello svolgimento tanto frenetico e incomprensibile da perdere i nessi logici e temporali. Generando lentezza, e danneggiando una regia comunque non in grado di reggere il ritmo, di tappare i buchi di script, né di gestire con un minimo di competenza la delicata ed estremamente affascinante materia narrativa, fallendo completamente il gioco geometrico dello sguardo e dell'azione.
In questo pasticcio livellato verso il basso e la stupidità, sembra davvero troppo chiedere ai ragazzi ingaggiati come attori di sollevare il livello: non può Hayden Christensen, abbastanza patetico se non ha l'aura di Anakin Skywalker, né Rachel Bilson, ragazzina spigliata e poco più. Ci prova un po' Jamie Bell, e soprattutto Samuel L. Jackson, ma è davvero troppo poco.
Concludendo rimane l'amarezza nel comprendere un' altra volta ancora che troppo spesso ormai buoni spunti e idee vengono realizzate con scarso interesse per i contenuti, dando invece più spazio all'aspetto visivo e agli effetti speciali, che però non a tutti bastano. Peccato.

Consigliato: rilevanti solo gli effetti speciali.
Voto: 5

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